giovedì 22 marzo 2018

CETA: AL VIA IL COMITATO SEGRETO SUI PESTICIDI, RIGOROSAMENTE A PORTE CHIUSE

“Una discussione che può indebolire le norme su pesticidi e qualità del cibo”, controbatte così la campagna Stop TTIP/Stop CETA che pubblica un documento interno dell’UE con l’agenda dei lavori e lancia un appello:
“La prossima settimana a Ottawa i nostri diritti saranno messi in discussione da un comitato tecnico non trasparente. I nuovi parlamentari intervengano subito”.

CETA:cosa sta succedendo?

Il 26 e il 27 marzo a Ottawa si terrà la prima riunione del Comitato congiunto sulle misure sanitarie e fitosanitarie creato dal CETA, l’accordo di libero scambio concluso tra Unione Europea e Canada e in via di ratifica nei Parlamenti degli Stati membri, Italia compresa.
Un comitato composto da rappresentanti della Commissione Europea, del Governo canadese, delle imprese e degli enti regolatori, senza alcuna traccia di organismi eletti. Per denunciare la scarsa trasparenza di questi meccanismi, la campagna StopTTIP/StopCETA pubblica un documento ad accesso ristretto trapelato dagli uffici della DG Sante della Commissione UE, che contiene l’agenda del meeting a porte chiuse.
Il problema è, dunque, che ci sono molti temi che interessano cittadini e produttori agricoli che però verranno affrontati in segreto e fuori dal controllo diretto dei Parlamenti o della società civile.
“I tecnici europei e canadesi, insieme ai rappresentanti del settore privato, si scambieranno informazioni sulle nuove leggi che riguardano la salute animale e delle piante, così come sulle ispezioni e sui controlli. Discuteranno anche di linee guida che determineranno l’equivalenza tra prodotti europei e nordamericani, così come dell’impatto sulle importazioni causato dai limiti per le sostanze chimiche”, scrivono da StopCETA.
Non solo, da chiarire c’è anche il mancato rinnovo da parte dell’UE per i prodotti contenenti Picoxystrobin, un fungicida considerato altamente rischioso per animali terrestri e acquatici. E ancora tutto il capitolo glifosato.
Dopo il rinnovo dell’autorizzazione per altri 5 anni da parte della Commissione Europea, infatti, alcuni Paesi hanno deciso, entro i loro confini, di varare norme più stringenti per l’uso di questo diserbante, accusato di essere probabilmente cancerogeno per l’uomo. Regole più dure, in definitiva, sono viste come un problema per il libero commercio, anche se tutelano consumatori ed ecosistemi.
Toccherà al comitato tecnico capire come superare l’ostacolo del principio di precauzione. Stesso discorso per il commercio di animali vivi e carni, con la richiesta dei nordamericani di semplificare la certificazione dei loro prodotti.
“Il rischio che abbiamo preannunciato in questi anni di mobilitazione alla fine si realizza”, sottolinea Monica Di Sisto, portavoce della campagna italiana che coordina più di 200 organizzazioni nazionali e 50 comitati locali.

Cosa chiede la campagna StopCETA

Due richieste urgenti: la prima ai parlamentari europei più impegnati, perché convochino la Commissione Ue in audizione chiedendo spiegazioni sui contenuti di questo incontro e la piena trasparenza degli argomenti trattati; la seconda ai neoeletti parlamentari italiani, che prenderanno posto nelle Camere rinnovate il 23 di marzo.
“Molti di loro hanno firmato il decalogo “#NoCETA – #Nontratto”, per la costituzione di un gruppo interparlamentare Stop CETA. Ora esercitino il diritto al controllo in nome e per conto degli italiani, chiedendo conto al Governo ancora in carica e al Ministero dell’Agricoltura di quali indicazioni, richieste ed eventuali veti si è fatto interprete davanti alla Commissione Europea”.

Dominella Trunfio – GreenMe

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