giovedì 22 dicembre 2016

C'è poco da dire

O da aggiungere.
Le risposte alle domande che ho inviato anche ai giornali, non sono state date: mi riferisco ,ad esempio, a quanti giorni o mesi o anni , i profughi o presunti tali, devono restare nei centri di accoglienze; o al fatto che la famosa accoglienza diffusa sia un bluff, dato che si sa che i giovanotti ben prestanti non vogliono stare separati ma in gruppi più o meno numerosi: ragion per cui se anche tu li sparpagli questi si riuniscono,nuovamente, e te li ritrovi nelle varie stazioni centrali o principali piazze.
Se poi si visitano le vie cittadine, ma non come le valigie, ma osservando, ecco che si ritrovano sì escrementi di cane, ma anche ricordini umani, che se si va dietro,ad esempio qui a Cagliari, piazza del Carmine, non solo si vedono ma si sente pure l'odore: anche in questi casi, nessuna risposta.
L'elenco è chiaro, come lo era quello in cui domandavo se si faceva o meno qualcosa per i falliti, le famiglie dei suicidati per cause economiche, eccetera
Niente di niente: ecco perché c'è poco da dire e da aggiungere.
Vuol dire che i problemi, sono altri: cioè l'accoglienza , le nozze gay, la legge elettorale.
Curioso che una italiana che vive all'estero, quella che ha scritto la lettera a Poletti o contro Poletti, abbia fatto riferimento a chi lavora nei centri commerciali: peccato che poi, non dico lei, ma tantissimi italiani continuino ad alimentarli con i loro acquisti. 
Era l'occasione buona per ricordare che fare il commerciante,anche se come lei si è laureati, non è disdicevole: diventa un suicidio finché si invita la gente ad andare a fare acquisti lì.
Cominciamo a dire di no e,la prossima primavera estate, una bella maglietta con scritto "io non compro nei centri commerciali": maglietta non made in china, ovviamente.

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