mercoledì 25 novembre 2015

Gli affari sono affari ma...

Tempo fa avevo accennato al fatto che alcuni mobilieri della Sicilia,si erano lamentati del fatto che delle aziende da cui loro si approvvigionavano vendessero anche a terzi: nella fattispecie si trattava di vendite al cliente finale effettuate da studi progettazione, anzi studi di architettura. I colpevoli erano i rappresentanti che, per fare affari o per non perderli, si erano adoperati affinché le aziende vendessero anche a questi studi. Le cose, per me che non ho la memoria corta, è vero che sono andate così ma, non è cosa di oggi che le aziende produttrici o che commercializzano mobili e affini, siano delle vere e proprie volpi: infatti sono state loro le prime che durante i numerosi (60 se non erro) saloni del mobile di Milano, vendevano a cani e porci. Il business prima di tutto, ogni lasciata è persa, meglio un uovo oggi: ergo già negli anni 80 ci sono state aziende che nella Roma degli appalti centralizzati, degli acquisti effettuati per tutta la penisola, avevano oltre che una sede staccata,(si direbbe oggi un ufficio lobbista, creato ad hoc per ungere), anche veri e propri show room ,con tanto di addetti. Per non parlare di uffici analoghi nelle regioni, almeno in quelle che potevano "dare" (fatturato). Erano gli anni, gli 80, in cui nascevano le prime aziende di contract e alcune aziende si convertirono a quel mercato eliminando, già da allora, i collaboratori e accorciando la filiera: dal produttore al consumatore.
Ciò che fa specie, nel ragionamento e nell'incazzo dei mobilieri sia siciliani che di altre regioni (la mia compresa), è che se io sono rappresentante o anche un progettista o un arredatore, "tu puoi comprare e vendere ciò che vuoi e a chi ti pare e piace": io invece no. Il punto è anche che se io ,come rappresentante ammesso e non concesso che venga da te ricevuto e tu mi conceda, quindi, il tuo tempo , ti propongo le mie aziende, ecco che se tu mi dici di no io non posso cercare di vendere direttamente i miei prodotti, quelli che rappresento. In poche parole se tu mi dici di no, io dovrei andare a chiedere l'elemosina o aspettare che tu ti degni di prendermi in considerazione: l'esperienza poi, non essendo di primo pelo, insegna che una cameretta o una cucina oppure un divano,seppure esposti, non significa che tu poi continuerai o comincerai a venderli; assai spesso sono acquisti fatti apposta per tappare la bocca e mettere gli agenti con le spalle al muro. E' come se tu mi dicessi: ti ho accontentato...adesso aspetta (e spera, aggiungo io). In tutto questo gioco al massacro, le uniche che guadagnano sono le aziende produttrici, in quanto loro è già da sempre che ,nella stragrande maggioranza dei casi, hanno venduto ai clienti finali, quelli che in gergo si chiamano "privati": che poi fatturi e consegni un mobilieri che "non può dire di no all'azienda" o che lo faccia un prestanome, poco importa. Oggi come oggi il problema non si pone, dato che i negozi aziendali o i falsi outlet (anche questi aziendali) non sono che un modo moderno per vendere, che poi è ciò che interessa davvero i produttori e i venditori di mobili e arredamenti (ufficio o casa non è diverso). A ciò aggiungerei i primi portali ( che inizialmente ospitavano anche noi agenti) nonché i siti veri e propri delle aziende, cui si aggiungono i nuovi portali che sono nati apposta per far fuori i rappresentanti e i vari studi di progettazione.
Ne sono trascorsi di anni dalla nascita dei numeri verdi, dei fax, e dall'uso della posta elettronica e del carrello e negozi virtuali: gli affari erano e sono ancora di più affari, ma anche i figli di puttana e le carogne erano e rimangono tali.Come sempre prima ti corteggiano, ti fanno lavorare e gli fai la piazza, portando il loro nome: poi ti fottono, mandandoti via. Alcuni colleghi, infatti, vendono ormai come i negozianti, senza avere negozio o con spazi espositivi risicati, ma fanno selezione e comprano dove e come gli conviene. Così si fa e al diavolo i portali e le aziende blasonate.

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