giovedì 7 maggio 2015

Ancora non ci siamo

Riflettevo sul fatto che quando si sta per arrivare al dunque, ecco che ci si ferma.
E' come se si avesse timore di fare qualcosa, di agire: non è che forse non si sa come si deve agire? 
Mi pare che, competenze specifiche a parte, ciò che è assente è proprio il modus operandi da adottare.
Per esempio è mai possibile che non si sappia come affrontare il problema dei rifiuti urbani e industriali?
E' mai possibile che sia così difficile risolvere il problema dei trasporti urbani e dei pendolari?
Come mai ci si prodiga tanto per le varie tav e non si pensa al raddoppio dei binari in varie tratte ferroviarie italiane?
Eppure 
basterebbe poco per delle semplici questioni troppe volte declassate a questioni di poca importanza , a cose che possono anche aspettare.
Di sicuro è più bello leggere , sentire o vedere dei servizi in cui politicanti e faccendieri, nonché imprenditori, vengono accusati e , nel frattempo, arrestati: sarebbe troppo difficile argomentare dei servizi, dei reportage, su questioni quali patto di stabilità o imposizioni che ci tarpano le ali dell'economia.
Troppo difficile dibattere, non tanto e non solo spiegare, su temi che invitano a rivedere ciò che ai più ha procurato e procura danni, mentre ad altri ha creato rendite di posizione e stipendi milionari.
Del resto costoro preferiscono che si parli di delitti, di vetrine rotte e muri imbrattati, di scioperi , e adesso a breve di clima e tintarelle, di diete e prova costume, piuttosto che dare una mano a creare veri posti di lavoro.
Certo che per gente che è abituata a usare i volontari per ogni cosa, dalle campagne elettorali alla tutela dell'ambiente, piuttosto che avvalersi di veri professionisti da pagare come si dovrebbe, che cosa ci possiamo aspettare?
Ci si accorge che tante cose non vanno allorché questioni risolvibili, e che da sole metterebbero in moto economia e sviluppo, vengono sistematicamente ignorate e lasciate nel cassetto.
Dalla riforma elettorale con migliaia di firme raccolte , alla questione dei protesti, dall'accesso al credito, all'abolizione del limite nell'uso dei contanti: e queste sono , per diverse ragioni, le prime cose che mi sono venute in mente.
Ma potrei parlare di accise inutili, oltreché dannose e onerose, come pure del divieto di costruire nuovi centri commerciali e studiare il modo perché gli attuali vengano ridimensionati e/o eliminati : volendo cose da fare per tutti ce ne sono.
Ed è per questo che titolo "ancora non ci siamo": gli slogan non fanno per me, mentre le idee sì, e vanno vagliate, va visto se come e quando possono tradursi in reali vantaggi.
Non dimentichiamo che alcuni provvedimenti avrebbero un effetto domino, in senso positivo logicamente: se numerose persone o aziende, vengono ripulite e i loro nomi cancellati dalle centrali rischi, se davvero ai falliti viene concessa la seconda chance,ecco che , al pari di aliquote fiscali uniche o ribassate, penso che qualcosa di buono e positivo venga subito fuori.
Sono sogni? No , sono bisogni reali di persone che non vogliono e/o non possono emigrare e perciò chiedono provvedimenti e iniziative simili a quelle che ho scritto poco sopra, ma la cui fattibilità sia valutata da chi ha competenze giuridiche, politiche ed economiche.
Come avete visto alcuni temi non li ho neppure sfiorati, come la prostituzione o la sanità, come i vari per mille o l'imu della chiesa e degli istituti religiosi, così come tanti altri temi e questioni, come Equitalia o autovelox e t red.
Il punto è: c'è chi ha voglia di occuparsene seriamente e gratuitamente?

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