venerdì 8 novembre 2013

Ben ritrovati

Torno a scrivere qualcosa, con notevole ritardo e avendo visto "passare" temi e questioni che avrei voluto dibattere o comunque sottoporre anche a chi legge. In questi mesi, per farla breve, ho avuto un'esperienza lavorativa più o meno positiva, e che spero prosegua: aspetto ,infatti, notizie in merito. Mentre sul fronte blog , mi sono solo informato attraverso i soliti canali, quali luogocomune , comedonoschisciotte, stampalibera, rischiocalcolato, effedieffe e numerosi altri, da grillo ad agoravox, da luigiboschi a giannilannes eccetera. Ora per entrare nel vivo, vorrei riportare il link http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=270107:il-superstato-canaglia-senza-freni&catid=83:free&Itemid=100021 
di un articolo di Maurizio Blondet. Ecco il titolo dell'articolo, "il superstato canaglia", forse non è azzeccato come invito alla lettura ma
merita in quanto mette in luce , almeno a mio parere, il fatto che numerose professioni, arti e mestieri, nonchè aziende produttrici (in tutti i campi) siano a rischio estinzione. Nei libri di fantascienza, sopratutto degli anni 50 e 60, spesso si raccontava di supercalcolatori che potevano sostituire, ad esempio, un giudice così come allora e oggi conosciamo. Ma vale lo stesso per un insegnante, sostituito un tempo da videocassette o programmi tv, oggi da un corso via web. Già da tempo, con i numeri verdi e fax, poi con le email o i format che si trovano nei siti o portali, si può ottenere un preventivo e ordinare merce, farsi fare un progetto e,secondo la nazione in cui si naviga, anche una diagnosi medica: ogni professione, o quasi , corre questo pericolo. Certo c'è chi crede di non venirne toccato, o anche se è sottotiro, ipotizza che qualcosa succederà e lui verrà risparmiato. L'articolo ,che parte da alcune considerazioni di Uriel Fanelli, verte in modo particolare sul fatto che alcune cose e prestazioni che fino ad oggi sono state e potrebbero continuare a essere fornite dietro pagamento (molto o poco che sia non importa) possono, invece, essere fornite da altri (che vogliono fagocitare o neutralizzare aziende concorrenti) gratuitamente. Viene anche spiegato come ciò sta avvenendo. Ora il sottoscritto, diversi anni fa, circa dieci per l'esattezza, metteva in guardia dal pericolo di vedere il proprio lavoro spazzato via dalla tecnologia e dalla bramosia di denaro e successo, affermazione. Come avveniva secondo me? Anzitutto da una scarsa informazione su ciò che esiste, che si vuole vendere o comprare: qui la colpa sta in chi vende e non fornisce molte caratteristiche, dato che la pubblicità ad esempio, supplisce a ciò, distraendo il potenziale cliente. Ma anche chi deve acquistare dovrebbe almeno porsi qualche domanda in più e non comprare ad occhi chiusi. I media, è vero, giocano un ruolo importantissimo, dato che, ad esempio nel mio settore, l'arredo, mostrano ciò che fanno i grossi nomi e ignorano tutto il resto, o ciò che ne rimane. Alcune aziende produttrici, per ragioni di costi, inviano i funzionari di vendita o ispettori di zona, nelle varie regioni d'Italia: queste figure, di solito sono dipendenti delle aziende stesse e sostituiscono gli agenti di zona. Altre ditte vendono direttamente online dal proprio sito, saltando a piè pari agenti,ormai fuori gioco, e diventando concorrenti (sleali) dei commercianti al dettaglio. Non dimentichiamo l'enfasi con cui vengono presentate le varie ikea o centri commerciali o i vari (falsi) outlet , nei servizi tv: sono dei veri e propri spot, che danneggiano i commercianti e tutte le categorie dell'indotto. Ci si dimentica che un commerciante va al bar o al ristorante, si fa stampare biglietti da visita e locandine, usufruisce di corrieri espressi , collabora con architetti e progettisti, viene visitato da (ormai pochi) agenti di commercio: stando così le cose, una buona parte di questa realtà (ben più ampia di quella che ho descritto) tenderà a sparire con buona pace di coloro che, per mille ragioni , si sentono al sicuro o non coinvolti.
A chi mi riferisco? A medici, avvocati, assicuratori, commercialisti, politici, riparatori di auto. E' vero che tutti o quasi quelli che ho appena menzionato subiscono concorrenza non sempre leale: cure mediche all'estero, caf , riparazioni a poco costo e fatte male o con pezzi taroccati o non certo nuovi. Ma è il concetto che tengo a far passare, cioè che c'è chi si sente al sicuro e si disinteressa di ciò che succede...agli altri,con il solito pretesto che tanto a me non mi tange. C'è infine da precisare che spesso, in passato, abbiamo insegnato la strada agli altri: abbiamo svenduto le fabbriche o ne abbiamo impiantato all'estero, con la scusa che non ci servivano più o che i costi di produzione,da noi, erano troppo elevati. Oggi possiamo comprare una falsa Vespa Piaggio made in India e con molti meno euro e con una linea piacevole: chi dobbiamo ringraziare? E' vero che è dichiarato che si chiama Star e non Piaggio. Senza quindi entrare nei dettagli ricordiamo che non è da oggi o da quanto Uriel e Blondet hanno scritto i loro articoli (dedicati a questo tema) che le cose vanno in direzione delocalizzazione ed eliminazione della concorrenza; non è da oggi che c'è il sistema di vendita di pagare solo ciò che si consuma (pensiamo alle cialde delle prime macchine per il caffè di inizio ani 90: macchina gratis e caffè da pagare) e nessuno ha scoperto l'acqua calda.
In conclusione , mi fa piacere che si ri-parli di argomenti di vitale importanza, ma è altrettanto importante sottolineare che non riguardano solo le grandi aziende, le grosse fabbriche: anzi, provo un grande senso di fastidio quando leggo , sento o vedo, servizi giornalistici che parlano solo dell'export e delle vendite all'estero, dimenticandosi che ci sono i piccoli commercianti,e non solo le grosse città mercato, l'outlet o, appunto, le aziende che devono confrontarsi con il mercato globale.

Nessun commento:

Posta un commento