mercoledì 13 novembre 2013

Altro che rateizzare i debiti, la norma approvata va bene a Equitalia

di GIUSEPPE LEPORE Tutti i contribuenti che aspettavano la promessa possibilità di rateazione a 120 rate dei propri debiti immaginavano che una norma come questa fosse stata scritta in un unico comma che recitasse quanto segue:

premesso,
1) che la situazione economica drammatica del paese è un dato che non ha bisogno di essere dimostrato
2) che la situazione economica dei contribuenti è peggiorata a causa del punto 1)
tutto ciò premesso TUTTI quelli che hanno in corso una rateazione o hanno ricevuto o riceveranno una cartella HANNO DIRITTO a richiedere una rateazione del debito in 120 rate.

Questo è ciò che sarebbe stato necessario senza virgole parentesi distinguo e varie. Invece no. I politici hanno nuovamente dimostrato di non capire il dramma dei contribuenti e si permettono di giocare con le loro vite, scrivendo una norma che sembra fatta proprio per evitare che possa esser adottata. La norma appena pubblicata in Gazzetta può esser paragonata a una scalata di una montagna da parte di un soggetto con una gamba sola senza mani e con uno zaino sulle spalle pesante il doppio del proprio peso. Impossibile se non per pochi fortunati. Vediamo infatti cosa sono riusciti ad inventarsi pur di non permettere ai contribuenti di poterne beneficiare.



Il contribuente medio in questo momento è in difficoltà. Non ha clienti non ha incassi e probabilmente non ha neanche un consulente che lo assiste. Se questo è il quadro, la norma avrebbe dovuto prevedere un sistema di calcolo semplice che non necessiti al cittadino di DOVER RICORRERE A NESSUNO per determinare se può accedere o meno a tale agevolazione. Una semplice autocertificazione sarebbe bastata: “Dichiaro di non farcela più a causa della crisi”. Invece no.

Il legislatore ha previsto una corsa a ostacoli, con la aggravante che ogni ostacolo invece di avvicinarci alla soluzione ti allontana. Ho provato ad ipotizzare le situazioni in cui un cittadino può accedere e quali non possono. La norma immagina un cittadino che abbia:
1) Contabilità in ordine;
2) Una fonte di reddito;

Questo perché per poter avere accesso a tale norma occorre innanzitutto per le ditte individuali in contabilità semplificata produrre un ISR su base mensile. Mi chiederete che cosa sia. ISR sta per Indice Situazione reddituale. Ma il calcolo dell ISR mica te lo puoi fare da solo? No hai bisogno di un caf che te lo faccia e cominciamo a tirare fuori soldi perché nessuno fa nulla per nulla. Quindi lo Stato fa questo ragionamento: se hai un reddito potrai pagare e quindi ti ammetto al beneficio. Se non hai un reddito non puoi accedere. Ma nessuno ha fatto presente ai politici di turno che se sono stato licenziato, se sono fallito se ho chiuso bottega perché i miei clienti a mia volta sono falliti e non mi hanno pagato e sopravvivo grazie a un aiuto di mia madre che ha un suo proprio nucleo familiare, non per questo non posso accedere a tale aiuto. Magari risparmio quel poco che mia madre o gli amici o conoscenti mi danno e provo a pagare.

Tutto ciò quindi è tarato su chi può dimostrare che potrebbe farcela, commisurando la rata al 20% del reddito mensile netto del nucleo familiare. Ma chi dice che il 20% è una rata sopportabile? Inutile dire che il 20% di uno stipendio e di una pensione di 600 euro pari a 120 euro è un peso insormontabile mentre chi percepisce uno stipendio/pensione mensile di 3.000,00, il 20% è sicuramente più sopportabile. Morale i più ricchi sono premiati i più poveri ancor più penalizzati. Capisco che sarebbe stato da premio nobel ottenere da una testa pensante un sistema di progressività inversa ovvero percentuali crescenti al crescere del reddito con un limite massimo. Non vi voglio invece far immaginare cosa deve inventarsi se uno è una ditta individuale in contabilità ordinaria o una società.

La norma prevede che:

per i soggetti diversi da quelli di cui alla lettera a), e’ superiore al 10% del valore della produzione, rapportato su base mensile ed enucleato ai sensi dell’art. 2425, numeri 1), 3) e 5), del codice civile e l’indice di liquidita’ [( Liquidita' differita + Liquidita' corrente) / Passivo corrente ] e’ compreso tra 0,50 ed 1. A tal fine il debitore allega all’istanza la necessaria documentazione contabile aggiornata.

Non mi chiedete di spiegarvela. Occorre iron’s ball per non farsi venire l’ulcera anche se non si è premier. Qui occorrer davvero farsi il segno della croce perché le variabili sono numerose Devi avere la contabilità in ordine perché se non la hai non puoi fare i conti. Ma se uno avesse i soldi per pagarsi un commercialista forse la avrebbe, se è alla canna del gas magari dà da mangiare ai propri figli e cerca di arrangiarsi cercando di risparmiare il costo del professionista che purtroppo vive anche lui di tale lavoro e che se non fa parte di “Impresecheresistono” deve farsi pagare anche poco ma deve farsi pagare. Ma questo gli impedisce di avere i dati in ordine senza dati non puoi calcolare nulla e quindi non accedi alla rateazione

Insomma una norma concepita per chi ha contabilità in regola un patrimonio e un reddito da dichiarare. Ma questo non è l’identikit del cittadino italiano che oggi soffre la crisi, ecco perché sempre e solo parole e soprattutto lo Stato non riesce a fare quel salto culturale che continua ancora a vedere il cittadino come un suddito. Da cosa lo si capisce dalla norma che in modo spudorato afferma all’art. 3 comma 22: “L’agente della riscossione concede…”.

Tipico linguaggio di uno stato monarca che concede. I cittadini non hanno bisogno di concessioni per grazia ricevuta. E’ lo Stato che deve riconoscere al cittadino che un certo diritta gli spetta punto e basta senza alcuna genuflessione. Queste riflessioni sono dedicate al povero cittadino, in tutte le sue articolazioni.
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