domenica 5 maggio 2013

Solidarizzare : obbligo o scelta volontaria?

Non riesco a capire se è solidarizzare sia o meno un obbligo. Se cioè ci sia una legge che costringe a solidarizzare. Per intendersi sul termine, nel web ho trovato che per alcuni dizionari il termine significa Detto di più persone, capirsi, provare reciproca solidarietà: poliziotti e scioperanti hanno solidarizzato oppure Sentirsi solidale con qlcu., manifestando il proprio consenso: la popolazione ha solidarizzato con gli studenti. A questo punto aggiungo che per solidaritetà si intende
Rapporto di comunanza tra i membri di una collettività pronti a collaborare tra loro e ad assistersi a vicenda: s. sociale; condivisione di pareri, idee, ansie, paure, dolori ecc.: esprimere la propria s. ai parenti delle vittime
Se fin qui ci siamo, ecco che sorge spontanea la domanda o il dubbio: sono obbligato? E se voglio stare per i fatti miei? Allargando leggermente il tema
mi ritrovo a sorridere quando leggo le critiche rivolte ora ai poliziotti (ero fermo con la macchina in panne, e quelli hanno guardato e se ne sono andati) ora ai preti cattolici (sono andato a chiedere aiuto, ero senza soldi, e quelli li hanno dati a una famiglia rom o a dei senegalesi): allora non c'è obbligo di intervenire , di essere solidali. Nel vangelo si fa notare che se una cosa (buona?) non viene fatta perché uno non la "sente", la si farà per la nostra insistenza (nel chiederla). In teoria: prova a chiedere uno scoperto o un prestito e vedrai che sono sordi come una campana o ti denunciano per stalking. Quindi,e arrivo al dunque, non capisco perchè i media attraverso tutti i loro canali, e il governo, attraverso tutti i suoi emissari (scuola compresa) inviti a essere solidali, indicando chi non lo è come un emerito bastardo e figlio di puttana, fino a definirlo razzista, antisemita, fascista. Se per caso riuscisse a dimostrare l'istigazione al razzismo ,con grande gioia di taluni si potrebbero tenere dei processi e ,con immensa gioia pronunciare delle condanne (magari con aggravio di risarcimenti in perfetto stile israeliano, da "trasferire di padre in figlio per generazioni":così impariamo a dire ciò che pensiamo). L'errore è nell'impostazione: tu, che sia stato marito o moglie, non puoi obbligarmi a pensare e ad agire, come vuoi. Diversamente si chiama violenza: chi si comporta così è una persona violenta. Non dico cattiva visto che numerosi dittatori coccolavano i propri figli, non certo quelli degli altri e anche i boia possono avere famiglia. Quindi per ottimizzare i meccanismi interni della nazione, si gioca la carta della solidarietà che fa il paio con il volontariato. Bello adoperare persone che ,gratuitamente o con una percentuale minima di investimento da parte dello stato, ti danno una grossa mano , determinante, in una miriade di situazioni: dalle calamità naturali al servizio di ambulanza, dal doposcuola all'assistenza agli anziani , dalla raccolta di viveri al conforto in ospedale e ai centri di ascolto.Ma è una cosa che tu fai di tua spontanea iniziativa: nessuno ti prende per il collo e ti spedisce a farlo. Invece sopratutto nei confronti degli stranieri, si sente dire che devi aiutarli: a parte le proposte demenziali, secondo me, della Caritas, e che spero non siano vere, perché mai dovrei essere solidale, nei confronti di una persona che non vuole integrarsi nel mio mondo, che non condivide niente o quasi di ciò che faccio? Che poi la solidarietà di cui loro, stato e chiesa cattolica (e le altre chiese cristiane e non che cosa fanno? Chiedono solo percentuali anche loro nella dichiarazione dei redditi?) parlano e che vogliono, è quella in denaro o in posti di lavoro: per gli altri, per gli stranieri. Mica ti dicono : perché non ci parli e non gli aiuti a prendere confidenza e contatto? Noooo. Prova a parlare con un cinese, o con un africano: si certo puoi al massimo parlare del più o del meno, ma se arrivi al sodo, e gli dici che qui la gente si aspetta da te ma anche da me, alcune azioni, spesso queste non trovano riscontro nella loro cultura. Allora chi deve essere solidale? Certo che se ti trovo agonizzante o ferito, non mi tiro indietro, ma non puoi obbligarmi a togliere qualcosa dal bilancio familiare o comunale o statale per darlo a te quando lo stesso metro non viene applicato nè suggerito (sindacati in testa) per i lavoratori licenziati, per gli imprenditori falliti ,per le famiglie delle persone che si sono suicidate.Perché non ho visto nessuna proposta da parte di persone abbienti che si sono quotate per dare ad altri.Ma forse sbaglio: loro mandano un vaglia o meglio fanno un bonifico per mandare,anche loro, denaro a persone bisognose.peccato che siano all'estero.Ma in fin dei conti fa piacere sapere che qualcuno riceve aiuto:spero che quei soldi non siano intercettati all'arrivo e dirottate verso le tasche di qualche pappone.

Nessun commento:

Posta un commento