mercoledì 6 febbraio 2013

Corte dei Conti, Croce Rossa Italiana e sovvenzioni pubbliche. «Pubblico é bello se sganasciamo noi»!

di Giuseppe Sandro Mela
  La Corte dei Conti ha pubblicato la Relazione CRI 2011. Non è lusinghiera.
  Lo stato eroga circa 180 milioni di euro ogni anno alla Croce Rossa. Senza eseguire controllo alcuno su come siano impiegati i fondi elargiti a questo ente benefico.
  Ma, diciamolo pure apertamente, benefico per chi?
  «Il maxi-contributo pubblico serve in realtà solo per pagare gli stipendi.»
  «Non ai 150mila volontari, ma ai 4mila dipendenti che affollano uffici e sedi centrali e periferiche della Croce Rossa Italiana.»
  «L’ultimo bilancio presentato era del 2004. Poi il nulla. Niente contabilità per un sacco di anni.»
  «Ma quell’opera di trasparenza non basta ancora a giustificare quell’abnorme stipendificio pubblico che è stato ed è la Croce Rossa italiana.».
  «5mila dipendenti e 23 auto blu, con due autisti a disposizione 24 ore su 24 per macchina».
  «Non c’era un bilancio dal lontano 2004 e c’era da coordinare 19 comitati regionali, 103 comitati provinciali e ben 460 comitati locali. … Senza un consolidamento non c’è leggibilità dei conti. E così ti ritrovi con comitati locali in attivo che convivono con comitati in profonda perdita.».
  «Solo per il personale, documenta la Corte dei Conti, si spendevano 208 milioni nel 2005. Corrispondono a più della metà dell’intera spesa corrente dell’ente che vale poco meno di 400 milioni.»
  «Per le ambulanze, la benzina e tutto ciò che serve a far funzionare il servizio di assistenza si spendono mediamente 150 milioni di euro, mentre solo per il pagamento dell’esercito degli stipendiati se ne vanno almeno 200 milioni.».
  «Premono alle porte degli uffici circa 1.500 precari. Vogliono essere stabilizzati e di fatto è loro consentito sia da una vecchia finanziaria del 2007 sia dai giudici che il più delle volte accolgono le richieste nelle cause. In più pendono numerosi contenziosi sui compensi per la produttività che i precari richiedono alla stessa stregua del personale di ruolo.»

  «Si pensi che i soli residui attivi, cioè le entrate non incassate negli anni valevano 621 milioni a fine 2011.»
  Considerazioni.
  Se si deve, come debito di giustizia, portare rispetto e gratitudine a quanti prestano volontariamente la propria opera ed il proprio tempo come volontari nella Croce Rossa, si rimane del tutto perplessi nel considerare la smisurata pletora di burocrati e funzionari che la governano, assorbendo quasi per intero tutto il finanziamento pubblico. A ciò si aggiunga l’esercito dei precari assunti a supporto di burocrati e funzionari: per costoro il beneficio crea obbligo e reclamano una qualche forma di sanatoria.
  Sembrerebbe lecito domandarsi cosa facciano ed a cosa serva questa legione.
  É impossibile non evidenziare con forza il fatto che la CRI non presenta bilanci dal 2004, per non parlare dell’esigenza di disporre del bilancio consolidato.
  Siamo chiari: se un’azienda privata non avesse presentato i bilanci da nove anni, i suoi amministratori sarebbero stati crocefissi, ed ance a ragione.
  Si ripropone in tutta la sua drammaticità l’iniquità dell’intervento statale, per cui i privati sono vessati al rango di sub-ominidi mentre i dipendenti delle pubbliche amministrazioni si sgavazzano il denaro pubblico per i loro stipendi, del tutto incuranti del servizio che prestano.
  Questa é una vera e propria forma di razzismo della peggior specie.

«Pubblico é bello se chi mangia siamo noi».



  Chi glielo va a dire a uno qualsiasi dei 150mila volontari che la loro Croce Rossa è un carrozzone inefficiente e sprecone? Loro che, se va bene, prendono come rimborso per una giornata di lavoro un buono pasto. Un esercito di lettighieri, autisti e operatori sui mezzi di soccorso che donano gratis il loro tempo, mentre ogni anno lo Stato italiano sorregge i conti dell’associazione umanitaria e di assistenza con la bellezza di 180 milioni di euro.
  Sommateli e dal 2005 a oggi (anni in cui i bilanci neanche venivano prodotti) il conto che il contribuente italiano ha pagato per tenere in piedi la Croce Rossa supera il miliardo di euro. Il bello, o meglio il grottesco, è che il maxi-contributo pubblico serve in realtà solo per pagare gli stipendi.
  A chi? Non ai 150mila volontari, ma ai 4mila dipendenti che affollano uffici e sedi centrali e periferiche della Croce Rossa Italiana. Si dirà che è troppo «facile sparare sulla Croce Rossa», ma di facile nel ginepraio dei conti dell’organizzazione c’è ben poco. Francesco Rocca, il commissario straordinario in carica dal 2008 ed eletto presidente poche settimane fa, ci ha messo un sacco di lavoro per provare a rimediare a una situazione difficile. L’ultimo bilancio presentato era del 2004. Poi il nulla. Niente contabilità per un sacco di anni. Rocca è riuscito a comporre i bilanci dal 2005 al 2011 e ora un po’ di chiarezza è stata fatta. Ma quell’opera di trasparenza non basta ancora a giustificare quell’abnorme stipendificio pubblico che è stato ed è la Croce Rossa italiana. Quando è arrivato Rocca si è trovato 5mila dipendenti e 23 auto blu, con due autisti a disposizione 24 ore su 24 per macchina. Cosa c’entrino quelle auto blu con lo spirito di un ente umanitario non è dato sapersi. Non c’era un bilancio dal lontano 2004 e c’era da coordinare 19 comitati regionali, 103 comitati provinciali e ben 460 comitati locali. Un coacervo di realtà che spesso non comunicano tra loro. Basti pensare che solo da poco si è riusciti a imporre una tesoreria unica che possa coagulare i flussi finanziari e costruire un conto consolidato che tuttora manca. Senza un consolidamento non c’è leggibilità dei conti. E così ti ritrovi con comitati locali in attivo che convivono con comitati in profonda perdita.
  Il salasso per gli stipendi
  Ma il tema rilevante è l’ingente somma che ogni anno viene spesa solo in stipendi. Oggi dopo l’opera di razionalizzazione operata da Rocca i dipendenti sono quasi 4mila. Erano 5mila sei anni fa. Ma il costo è sempre elevatissimo. Solo per il personale, documenta la Corte dei Conti, si spendevano 208 milioni nel 2005. Corrispondono a più della metà dell’intera spesa corrente dell’ente che vale poco meno di 400 milioni. Nel 2007 il mega-stipendificio della Croce Rossa elargiva 209 milioni di stipendi e nel 2010 la cifra si è attestata a 208 milioni. Con il 2010 e il 2011 c’è finalmente un calo, ma non tale da cambiare l’ossatura del bilancio della Cri. Per le ambulanze, la benzina e tutto ciò che serve a far funzionare il servizio di assistenza si spendono mediamente 150 milioni di euro, mentre solo per il pagamento dell’esercito degli stipendiati se ne vanno almeno 200 milioni. Per anni la Croce Rossa oltre che assolvere a una funzione assistenziale è stata in realtà un gigantesco welfare sociale sia per il personale civile che per quello militare. Molte delle assunzioni avvenivano per chiamata diretta. Il modus tipico dei sistemi clientelari. E non è finita qui. Perchè premono alle porte degli uffici circa 1.500 precari. Vogliono essere stabilizzati e di fatto è loro consentito sia da una vecchia finanziaria del 2007 sia dai giudici che il più delle volte accolgono le richieste nelle cause. In più pendono numerosi contenziosi sui compensi per la produttività che i precari richiedono alla stessa stregua del personale di ruolo. Cause e contenziosi giuslavoristici che secondo la Corte dei Conti peseranno per 50-70 milioni sui bilanci dei prossimi anni.
  Più di un miliardo dallo Stato
  Vista così la situazione appare sempre meno sostenibile. Già perchè nonostante il miliardo e oltre immesso dallo Stato nei bilanci dell’ente dal 2005 a oggi, la Croce Rossa finisce per chiudere in disavanzo: l’equilibrio tra entrate e uscite è stato negativo per 14 milioni nel 2011 e per 9 milioni nel 2010. Imponente è il buco della Cri della Regione Lazio dove il disavanzo è stato di 26 milioni nel 2011 dopo il buco di 16 milioni l’anno prima. Vero è che la Cri conta su un avanzo cumulato di amministrazione che a inizio del 2011 era di 69 milioni e che per il 2012 il preventivo finanziario è stimato in pareggio.
  Ma sui bilanci così spendaccioni della Croce Rossa pesano residui attivi e passivi giganteschi, cioè entrate e uscite scritte a bilancio ma non incassate o pagate, tali da rendere aleatorie le scritture contabili. Si pensi che i soli residui attivi, cioè le entrate non incassate negli anni valevano 621 milioni a fine 2011. Una volta e mezza l’intero bilancio sul lato delle entrate. Una bomba inesplosa su cui la Corte dei Conti ha lanciato più di un allarme. Il neo-presidente Rocca ha pulito 7mila voci di bilancio e ha cancellato entrate addirittura del 1981. Incassi fantasma di oltre trent’anni fa e tenuti per anni nei conti come se fossero davvero riscuotibili. Uno dei tanti aspetti grotteschi del mega-stipendificio pubblico sotto le insegne della croce rossa in campo bianco.
http://www.rischiocalcolato.it/2013/02/corte-dei-conti-croce-rossa-italiana-e-sovvenzioni-pubbliche-pubblico-e-bello-se-sganasciamo-noi.html

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