lunedì 8 ottobre 2012

Punto e a capo

Tra ieri e oggi solo cinque persone hanno letto l'articolo ,il post, precedente e chissà, data la lunghezza dello stesso, se sono arrivati alla fine e hanno avuto modo di sorbirsi anche la mia postilla, il mio commento. Più che un commento è uno sfogo,cui aggiungerò delle piccole considerazioni che si riferiscono alle spinte separatiste che ,oggi più di ieri, sono riapparsi un po' dovunque. Ho notato, in diversi siti e blog, che non manca occasione di infilare osservazioni acide circa gli italiani che vivono al sud
Ho scritto vivono ma non che lavorano, dato che si completa il pensiero considerando i sudisti come lavativi. In sardo abbiamo anche il termine "orèri" ossia persona che "conta le ore", cioè che non fa niente, e aspetta che trascorra il tempo: nei commenti,invece, si va oltre e si accusano i sudisti, o terroni che dir si voglia, di rubare o trattenere il denaro che arriva dal nord. Questo denaro, immagino, che arrivi sotto forma di tasse. A questo punto è obbligatoria una premessa: non metto le mani avanti circa le mie origini, dato che chi ha letto qualcosa di mio o miei commenti, sa che sono il risultato di un mix nord - sud, dato che ho avuto nonni ,nati nell'ottocento, che sono nati ad esempio in Piemonte, ma altri invece sono nati in Sicilia e in Sardegna, regione questa dove sono nati i miei genitori e anch'io. Ne consegue che sto ragionando sulle spinte separatiste e sulle richieste di maggiore autonomia, che ho visto qui in Sardegna e in altre regioni italiane, e cerco di intuire come andranno le cose. Questa premessa, seppure lunga, è necessaria perchè il fastidio che hanno generato i commenti che ho letto, oltre al menefreghismo che ho percepito circa i miei post (sopratutto negli anni che ho postato su Leonardo.it), non è dovuto alle mie origini o al luogo di nascita, ma alla constatazione che è l'assenza di un'analisi precisa che porta a considerare che sono gli altri che sono coglioni e opportunisti, mentre sono solo io che mi faccio il culo tutti i santi giorni. La logica vuole ,poi, che i provvedimenti da adottare siano drastici: quindi , noi che abbiamo qualcosa, dicono al nord, dobbiamo pensare ai casi nostri, e che al sud si arrangino. Ed è qui che si parla, anzi si vuole, il separatismo, si vuole creare uno stato autonomo o, se si vuole andare per gradi, si deve partire dal principio che i soldi raccolti al nord come tasse, devono essere utilizzati al nord: idem al sud. Se poi gli altri non ce la fanno, si intende al sud, peggio per loro: dovranno essere più produttivi, dove il più è pleonastico, data la considerazione che ,almeno nei commenti e nelle interviste radio tv , traspare. Non vado oltre anche perchè dovrei ,per proseguire, disporre di ulteriori informazioni e non ho tempo di andare a cercarle. Anche in Sardegna ci sono spinte autonomiste, voglia di separazione dal resto della nazione: ma tornerò in altra occasione su questo tema. Ciò che ho capito, o credo di aver compreso, è che le critiche verso il governo e i suoi provvedimenti e le sue omissioni, sono un ulteriore pretesto per avanzare o portare a termine le richieste, sia nordiste che sudiste. Siccome,e lo abbiamo visto e lo vediamo, non fanno o fanno anche male, cioè fanno danni, se riusciamo a cacciarli via, sarebbe anche l'occasione affinchè, dopo un referendum o anche senza, ognuno vada per la propria strada. Come? Se si vuole il modo si trova. Una sorta di vero federalismo fiscale, credo che per la Lega sarebbe un buon punto di partenza. I problemi veri nascono, e lo sappiamo bene , a Roma e da Roma. Preciso che non hanno colpa i romani o gli abitanti del Lazio, ma è appunto chi ama e da sempre, alcuni da oltre 30 o 35 anni, gestisce , amministra, si intasca, denaro pubblico, che ha colpe da scontare : è lui, anzi loro, che se ne devono andare. Ora un'attenta analisi avrebbe dimostrato ciò che ,se usciamo di casa e facciamo due passi e parliamo con "la gente", va fatto. Scenderò ora a livelli elementari di ragionamento, anche perchè la mia cultura è quella che è e non ho proseguito gli studi universitari: con l'attuale regime fiscale, è assai difficile, a meno di offrire un lavoro superpagato (cioè pagato,secondo me, troppo) che chi oggi è andato via e vive e lavora all'estero , possa trovare invitante e conveniente rientrare nel paese. C'è poi un nutrito numero di italiani che è inserito,a vario titolo, nelle centrali rischi, è ce ne sono tantissimi altri che sono stati dichiarati falliti, così come ci sono tantissime famiglie e aziende che sono vittime delle persecuzioni di Equitalia: se non si interviene subito e con provvedimenti ad hoc, queste persone resteranno ai margini della società e ,se non riusciranno o avranno la forza di emigrare, graveranno (finchè il welfare lo permetterà) sulla collettività. Le politiche di sviluppo che hanno ipotizzato ,oltre il sottoscritto anche i vari Blondet piuttosto che il prof. Piga o Massimo Fini o altri, cozzano inevitabilmente, con il regime di tassazione, con la forma mentis che il vicino deve essere un ladro o un tangentista o un evasore: tutto questo si riallaccia alla prima osservazione che a sua volta è racchiusa nei trattati che i governi, dagli anni 80 ad oggi, hanno accettato e firmato. Mi riferisco a trattati europei, principalmente. Quindi se non puoi fare gli interessi della tua nazione perchè viene prima l'Europa,  non puoi fare un beneamato tubo: anzi , farai dei danni al tuo paese, ai tuoi concittadini. Per esempio: non poter disporre come vorrebbero ,giustamente, fare alcuni comuni del nord, dei propri soldi, non permetterà a quelle città di fare o completare lavori, ma sopratutto abbasserà il tenore di vita, la qualità di vità che,invece,sarebbe logica conseguenza.
Ora potrei continuare, per esempio parlando del problem abitazione che sarebbe secondo i dati istat o dei comuni stessi, risolvibile con quanto già esistente:semmai si dovrebbe intervenire su manutenzione, sulle strade e su altro che allargherebbe ancora il discorso. Invece proprio per chi si professa industriale voglio riscrivere un pensiero di una persona che è stata, a metà degli anni 80, direttore commerciale per un'azienda con la quale ho collaborato quando svolgevo,a tempo pieno, il lavoro di rappresentante (settore arredamento): oggi (1985) un'azienda di mobili si può fare,mettere sù, con dei macchinari che lavorano, più o meno, da soli; non c'è bisogno di avere decine di operai e la manodopera si può ridurre al minimo. Anni dopo, per esempio metà degli anni 90, sono nate aziende che si definivano di "logistica": i piani venivano tagliati e preparati senza,praticamente, l'ausilio di uomini, o meglio controllando tutto dai monitor, compreso il magazzinaggio. Quindi, per chi vuole capire : non promettere posti di lavoro che non ci saranno. Vai in Cina e Corea dove si sta riducendo il personale perchè le "macchine" fanno loro il lavoro. Certo a te industriale non te ne sbatte una mazza, a te i soldi, con gli operai qui ne fai pochi o niente,per cui delocalizzi e fai i mobili in Romania o in Cina: se poi li farai con + macchine e - uomini avrai ancora un profitto maggiore che sarà enorme se avrai delocalizzato dove la tassazione è bassa. Cioè un posto qualsiasi purchè non sia in Italia.

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