mercoledì 5 settembre 2012

WTF? Tutto quello che il cinema ci ha abituato a considerare reale (e che non lo è affatto)

Esistono solo due categorie di fatti che accadono nei film: quelli esagerati e quelli impossibili.
Nel gran mare degli acronimi usati ogni giorno da milioni di persone sulla Rete, WTF è quello al quale gli appassionati di cinema sono più avvezzi. Wtf, ovvero: “What The Fuck” (in italiano: “Ma che cazzo”), tre lettere che, soprattutto nei siti e nei forum dedicati alla settima arte, servono a esprimere incredulità, stupore e perplessità di fronte a passaggi di sceneggiatura estremamente forzati, a snodi narrativi campati per aria, a scene in cui nemmeno la più profonda e convinta sospensione dell’incredulità serve a non storcere la bocca per la manifesta esagerazione dei fatti mostrati.
Per la lingua italiana, il bel sito di cinema www.i400calci.com propone la versione omologa “Maccosa” (“non ci fermeremo fino a quando MACCOSA non sarà entrato nello Zingarelli”, scherza uno dei redattori del sito). E tutti noi abbiamo in mente decine di esempi di esagerazioni cinematografiche (in questo senso, i film d’azione sono il terreno più fertile per l’esercizio dei WTF e dei MACCOSA).

 
Ma quali sono invece i fatti impossibili, cioè quelli che sono stati inventati di sana pianta da sceneggiatori e registi di Hollywood e che, a furia di vederli sul grande schermo, si sono conficcati così tenacemente nelle nostre menti da aver finito col ritenerli veri e reali? Quali sono le cose cinematografiche che nella realtà semplicemente non esistono e che la maggior parte degli spettatori, proprio grazie alla straordinaria forza di penetrazione e convincimento del cinema, ritiene invece reali e possibili? Ecco una piccola selezione (con spiegazione):
 
Le pistole col silenziatore
 
SCENA: Un killer entra a passi felpati in una stanza. Con gesti lenti ma precisi, avvita il silenziatore sull’arma. La vittima giace addormentata a letto. L’assassino prende la mira. Si odono due o tre leggerissimi sibili soffocati, poco più che un soffio. La vittima muore.
 
Il silenziatore, meglio noto come soppressore di suono, non esiste. Almeno, non come lo vediamo nei film. Uno dei problemi nella silenziatura di un'arma si ha nel fatto che molte cartucce sono supersoniche (superano cioè la velocità del suono) ed il rumore secco dato dal superamento del muro del suono non è silenziabile. Il più efficace silenziatore è quello che alla distanza di cinquanta metri dal punto di sparo non consente di percepire il rumore che si è prodotto come l'effettivo sparo di un'arma: in quel caso, il suono prodotto da un'arma silenziata verrebbe percepito sostanzialmente come lo sbattere di una porta. Però, come detto, se il proiettile viaggia a una velocità superiore a quella del suono abbiamo un ulteriore "bang" da lui stesso prodotto a causa del superamento della barriera del suono, come avviene per i jet supersonici.
 
Le sabbie mobili
 
SCENA: Un malcapitato personaggio si aggira nella foresta o lungo una zona paludosa, affonda il piede in una pozza fangosa che, lentamente ma inesorabilmente, lo trascina a fondo centimetro dopo centimetro, fino all'atroce morte.
 
Le sabbie mobili sono costituite da una massa di sabbia fine, più o meno acquosa, caratterizzata da una scarsa capacità di sostenere pesi. Un fisico le chiamerebbe “gel idrocolloidale”, e direbbe che si tratta di un tipico caso di tissotropia, nel quale cioè la viscosità di una sostanza varia in funzione delle sollecitazioni a cui è sottoposta (tipico caso quello del ketchup: solido e compatto nella bottiglia e a riposo, ma basta agitarlo qualche secondo è diventa liquido e spalmabile). Ma sono realmente così pericolose, tali da risucchiare un uomo in pochi minuti come vediamo nei film?
 
Assolutamente no. Dato il peso specifico, o meglio la densità di un essere animato, è possibile che questo affondi nelle sabbie mobili solamente per metà del suo volume. La sabbia pesa più dell'acqua e più del corpo di una persona, sicché galleggiare sulle sabbie mobili dovrebbe essere, almeno in teoria, parecchio più facile che sull'acqua di un lago. In ogni caso non è praticamente possibile, come invece maliziosamente suggerito nei film, che il soggetto sprofondi completamente (del resto è raro che le sabbie mobili siano profonde più di sessanta o settanta centimetri).
 
 
Le automobili che esplodono
 
SCENA: Un inseguimento pericoloso lungo i tornanti di una strada di montagna. L’auto inseguita affronta una curva a velocità troppo alta, sfonda il guard rail, fa un pauroso salto nel vuoto di decine di metri e va a schiantarsi al suolo con una esplosione degna di un ordigno della seconda guerra mondiale, in mezzo a un boato assordante ed al fuoco che si leva altissimo.

 
Provate a vedere questa scena stando accanto a un vigile del fuoco e vedrete che grasse risate si farà. Come i pompieri sanno bene la benzina è un infiammabile, non un esplosivo.
 
 
La rapidità dell’anestesia
 
SCENA: Un paziente sul tavolo operatorio. Attorno a lui, l’equipe chirurgica che si appresta all’intervento. L’anestesista fa una piccola iniezione. Il paziente, da sveglio e arzillo che era, cade in un sonno profondo nel giro di 5 secondi.
 
Qui si entra in questioni estremamente tecniche e anche un po’ noiose. Basti sapere che l’anestesiologia è una scienza molto complessa e raffinata, e che le terapie di sedazione richiedono interventi molto accurati e dai tempi decisamente più lunghi di quelli di una semplice punturina sul braccio di pochi istanti, come quelle che si vedono sul grande schermo.
 
 
Il display, rigorosamente grande e rosso, sulle bombe a orologeria
 
SCENA: Filo rosso o filo nero? Filo rosso o filo nero?
 
Per questo non c’è bisogno di chiedere agli artificieri, ma di farsi solo una semplice domanda: per quale motivo, se non a beneficio dell’ansia dello spettatore, una bomba dovrebbe essere corredata di un bel display con dei led grossi così che registrano lo scorrere dei minuti? Una bomba è fatta per esplodere e fare danni, non per rendere la vita più facile all’eroe di turno armato solo di un piccolo paio di forbicine.
 
 
La precisione della localizzazione delle telefonate
 
SCENA: Un rapitore chiama la famiglia del rapito. In ascolto c’è la polizia. “Cerchi di tenerlo quanto più possibile al telefono!”, si raccomanda l’agente. Un minuto di telefonata, e sullo schermo del computer degli agenti si apre una cartina della città con un punto lampeggiante che indica con estrema chiarezza la posizione dei malviventi. In pochi istanti le squadre Swat hanno già circondato l’appartamento.
 
L’unica informazione rapida e certa che si può ricavare da una cella telefonica (stiamo parlando di telefoni cellulari) è che quel determinato telefono si trova nell’area coperta da una determinata cella. Con appositi software e con il cellulare a cavallo di almeno tre celle si può triangolarne la posizione e avere una stima sufficientemente accurata di dove si possa trovare il cellulare. Si tenga presente, però, che con “stima sufficientemente accurata” si intende una copertura di circa 3 km di raggio (sempre considerando una ottimale situazione orografica e costruttiva della zona di pertinenza). Insomma: una operazione molto lunga, complessa, e con una accuratezza decisamente inferiore rispetto a quella raccontata al cinema.
Giovanni Mistero
 

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