mercoledì 6 giugno 2012

Tutto può finire e prima del previsto. E allora?

Non serve e non è necessario toccare ferro o altro , a meno di non voler sfuggire alle considerazioni che ognuno di noi potrebbe e dovrebbe fare su di sè e sulla propria esistenza. Ma siccome siamo abituati fin da piccoli a evitare certi argomenti, dal sesso alla morte, dalla malattia alle responsabilità, ecco che non pensiamo che la nostra vita potrebbe terminare prima
dell'ora di cena. E allora? Ci sono di certo un sacco di cose che una persona lascerà in sospeso, come progetti non portati a termine e idee da sviluppare: solo che non c'è stato il tempo. Ritengo che alcune cose se, fin da piccoli , ci fosse stato insegnato a condividere e cooperare invece di spingerci a primeggiare e a sgomitare e fare lo sgambetto agli altri, forse oggi e domani le cose sarebbero diverse e in meglio. Ma non è così. Si impara da bambini a mentire, si paga la sincerità con il rimprovero e,in alcuni casi le botte e i ceffoni non si contano ma si ricordano. Di alcuni temi parlarne è tabù, pensarli fa male o crea disagio: un buon paziente per lo psicanalista. Tuttavia pensadoci non è risolta la questione morte, nè le altre: certo la prima si esorcizza con gli spettacoli televisivi, con film o libri o con qualche religione che offre speranza di vita eterna o di reincarnazione. Peccato che si tratti di dogmi e non si possa discuterne con addetti ai lavori. Un tempo c'erano filosofi o pensatori che ,se non altro per orgoglio e presunzione, erano disponibili al confronto, alla discussione, al mettere al corrente gli altri delle proprie idee e considerazioni.Oggi lo stesso viene fatto sotto forma di libri, di saggi, di canzoni o film, che però sono a pagamento: un vero peccato che per rivelare  o far conoscere la verità uno si faccia pagare. Mi ricorda dei siti di informazione che con la giusta pretesa di sopravvivenza mettono notizie e articoli a pagamento: ti devi abbonare e anche se poco lo devi pagare, pena non essere messo al corrente delle ultime considerazioni o notizie, anche importanti perchè non filtrate dai soliti politici e non soggette,di solito, alle disposizioni delle varie multinazionali interessate. Davvero spiacevole che per promuovere un movimento di persone che possono o potrebbero cambiare le cose, ciò avvenga al rallentatore perchè invece di diffondere gratuitamente, uno chieda un obolo di partecipazione: lascerei la libertà di donare, partendo dal principio cristiano del "gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date".Ma forse costoro appartengono a un'altra confessione religiosa o hanno altri princìpi. E così anche chi avrebbe piacere di scoprire verità, si ritrova a parlare da solo, a scrivere monologhi nei blog. E' assai potente l'educazione ricevuta in gioventù che cambiare anche una virgola richiede un evento scioccante: e talvolta neanche quello è così forte da indurre la persona a interrogarsi, anzi a fermarsi e a pensare. Del resto che cosa fai nella vita? Sei , nel 90 per cento dei casi, costretto a lavorare per procurarti ciò che ti serve. Quando hai qualche momento di pausa , pensi a cosa potresti fare nei momenti "liberi": se lei o lui farà sesso con te, se e con chi sarai a cena stasera, se farai in tempo ad andare a vedere quel film, se il negozio dove hai visto quei pantaloni o quella polo chiuderà alle 20 e 30 o alle 21 (visto che siamo quasi in estate, forse "farà orario lungo"). Certo dipende poi da che età hai, se hai o meno figli, se sei singolo/a, se invece hai altre passioni che possono anche spingerti a stare per gli affari tuoi, come farti un giro in barca bici o moto, o giocare a tennis o a carte. Ma una cosa non cambia: aver evitato certi argomenti non aiuta la serenità.Almeno per me è come sapere chi mi ha fatto uno squillo con anonimo o non capire il significato di un sms. Certo è una mia fisima, ma credo che darsi delle risposte contribuisce ad acquisire un po' più di serenità. E questi temi, tra cui quello che considero più importante, richiedono qualcosa in più delle solite risposte, del "è così, quando finisce finisce" o del "devi avere fede e andrai in paradiso". Mettiamo che come alcuni sostengono, non c'è un beneamato tubo dopo la morte: se ti sei comportato onestamente rispetto ai tuoi princìpi, alla tua morale, lo hai fatto per rispetto di quei dettami e non certo perchè pensavi al paradiso o a un dio che punisce. Il mio Dio non è un aguzzino, non ha la frusta, se mai capisce e viene incontro, almeno io lo immagino e lo vorrei così: e il mio modo di comportarmi è indirizzato verso la comprensione altrui e mia, piuttosto che della condanna e della punizione. Ci sono dei dettami che fanno parte della nostra cultura e che vorrei venissero riconosciuti dalla comunità e che non sempre lo sono, anzi in questi tempi vengono calpestati e ignorati volutamente.Per tornare a bomba il negare la vita dopo questa vita, autorizza le scorrettezze e il menefreghismo, alimenta l'egoismo e non certo "quello sano", invita a voltare la testa altrove, non vuole la solidarietà ma sopporta ,per ora, chi è in difficoltà lasciandolo nuotare nelle difficoltà: vedi che nuota e che non l'ho affondato? Quest'ultimo è il modo in cui moltissimi ragionano: cioè ti lascio nella tua bagna, nelle tue difficoltà,in compagnia dei tuoi problemi. Partendo dal "c'è vita dopo" si può constatare questo tipo di comportamento. Del resto da chi nei rapporti umani pensa che il "mondo è di chi se lo prende", da chi sostiene la legge del più forte, che cosa ci possiamo aspettare?

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